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STORIA & ARTE
La chiara architettura della Cattedrale sovrasta il centro storico di Como e s’impone alla vista del viaggiatore che giunge in città dai valichi della pianura o dal lago.
Ubicata non lontano dalla riva del lago, per la vicinanza all’antico Palazzo vescovile affacciato su una darsena, è il segno storico più forte del periodo in cui Como, tramite le vie di comunicazione del Lario, era città di collegamento tra il Centro e Nord dell’Europa e l’Italia. L’architettura, le sculture e le pitture del Duomo documentano l’incontro tra la cultura figurativa transalpina e le scuole italiane.
La Cattedrale, iniziata ne 1396, è stata edificata per successive fasi durante tre secoli e mezzo, essendo stata terminata la cupola nel 1744. Si tratta di un’architettura articolata e complessa, che fonde in un edificio unitario interpretazioni dello spazio ed espressioni stilistiche diverse. La continuità della costruzione nel tempo (nel ‘400 vengono realizzate la facciata e le navate gotiche, nel ‘500 il presbiterio e le absidi laterali, nel ‘700 la cupola) ha mantenuto un’armonia che di epoca in epoca è stata rinnovata, collegando il tracciato delle parti nuove alle proporzioni definite nell’epoca precedente.
Esterno
L’architettura del Duomo rappresenta un caso felice di armonizzazione delle diverse epoche storiche in cui fu realizzato. Le successive fasi stilistiche (gotico, rinascimento, barocco) sono fra loro accordate dalla sapienza degli architetti e dalla perizia delle maestranze che vi operarono.
Sulle tre navate gotiche, ad archi acuti e volte a crociera costolonata, costruite nel Quattrocento, furono innestate le tre absidi rinascimentali, costruite fra il Cinque e il Seicento, sulle quali si prevedeva una cupola che, dopo molti progetti non realizzati, fu innalzata su disegno tardobarocco di Filippo Juvara. Come per il Duomo di Milano, anche per quello di Como non si conosce il nome dell’architetto ideatore della fabbrica gotica.
Il primo nome attestato è quello di un architetto della Valle Intelvi, Lorenzo degli Spazi, alle dipendenze della Fabbrica del Duomo di Milano, che venne a Como per consulenze. Fu il comasco Pietro da Breggia a curare l’elevazione dei piloni e la copertura della volte. Il comasco Florio da Bontà (1460-1463) incominciò inizialmente la costruzione della facciata dove fu impegnato inizialmente lo scultore Amizio de Lurago, altro nome intelvese, documentato per il portale maggiore. Il milanese Luchino Scarabota è l’architetto che porta a termine il rosone e la guglia maggiore in facciata.
A completare le numerose statue in facciata fu chiamato nel 1484 il ticinese Tommaso Rodari da Maroggia sul Lago di Lugano. Il Rodari tre anni dopo fu nominato ingegnere della fabbrica e continuò a produrre sculture fino al 1526, anno di sua morte, con i suoi fratelli Giacomo e Donato e la sua bottega: i fianchi della basilica, tutti i portali con le lunette dedicate all’Infanzia di Gesù, compresa la splendida Porta della rana, le statue degli apostoli sui piloni interni, fino all’impostazione dell’abside principale su progetto modificato da Cristoforo Solari detto il Gobbo che introdusse lo stile classico con semicolonne scanalate di ordine corinzio e composito, trabeazioni e archi a tutto sesto.
Interno
Nel Duomo sono presenti preziosi arazzi e sculture di fasi stilistiche diverse già nella basilica precedente: i leoni romanici riadatti ad acquasantiere e l’altar maggiore a rilievi gotici in marmo bianco del 1317, i sarcofagi dei vescovi Avvocati (†1293) e Bonifacio da Modena (†1352); gli altari rinascimentali in pietra scolpita e in origine dipinta, tre dei quali di Tommaso Rodari, gli altari di Sant’Abbondio e del Crocifisso dell’intagliatore pavese Giovan Angelo del Maino, l’altare barocco della Madonna di Gerolamo Quadrio sorto attorno alla statua di Tommaso Rodari; gli stucchi delle calotte absidali con le scene figurate dell’ Assunzione di Francesco Silva e della Resurrezione di Agostino Silva, gli Evangelisti di Gaspare Mola di Coldrerio nei pennacchi della cupola, le sculture neoclassiche di Pompeo Marchesi (abside centrale e altare di San Giuseppe).
Tra i pittori del XVI secolo spiccano Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Antonio Sacchiense da Pordenone, del XVII il Morazzone. Decoratori delle volte Carlo Fontana e Francesco Gabetta (1839) e delle vetrate i Bertini (sec. XIX).
Organi
La più antica testimonianza sull’organo della Cattedrale di Como risale al 1441. L’antico strumento fu oggetto di vari adattamenti e riparazioni nel secolo XVI, finché intervennero gli Antegnati, maestri dell’organaria rinascimentale e barocca. Costanzo Antegnati attribuisce all’ avo Bartolomeo la costruzione dell’ organo “ch’al presente si suona” (1608). Dal 1625 al 1642 fu realizzata la cassa della navata di sinistra, nella struttura che ancor oggi vediamo. In essa Giovan Battista Olgiati sistemò, nel 1647, canne, mantici e somieri dello strumento già presente in Cattedrale. Nel 1649 erano complete anche le strutture della cassa di destra, ove venne installato un nuovo organo, creazione del gesuita Guglielmo Hermans, formato da due corpi sonori sovrapposti: l’Organo Grande con 14 registri e l’ Organo Piccolo con 8 registri. L’inaugurazione di questo lavoro avvenne il 25 marzo del 1650, festa dell’ Annunciazione.Sulle tre navate gotiche, ad archi acuti e volte a crociera costolonata, costruite nel Quattrocento, furono innestate le tre absidi rinascimentali, costruite fra il Cinque e il Seicento, sulle quali si prevedeva una cupola che, dopo molti progetti non realizzati, fu innalzata su disegno tardobarocco di Filippo Juvara. Come per il Duomo di Milano, anche per quello di Como non si conosce il nome dell’architetto ideatore della fabbrica gotica.
Il Duomo di Como possedeva così due strumenti collocati in due differenti casse: quello “Maggiore” o meridionale e quello “Minore” o settentrionale. Restauri e revisioni seguirono nella storia dei secoli successivi: nel 1808 l’ organo Hermans venne ristrutturato da Giuseppe Antonio e Carlino Serassi; nel 1862 Antonio De Simoni operò una generale pulitura e alcune aggiunte all’organo Hermans. A quell’epoca l’organo del Duomo si presentava con tre tastiere, 56 registri ed una pedaliera con meno di 20 tasti.
Nel 1887 Marco Enrico Bossi, organista e maestro di Cappella, promosse un radicale rifacimento di tutti i corpi sonori del Duomo: nella cassa di destra fu collocato l’ organo “Maggiore”, costruito da tre corpi per complessivi 55 registri ed oltre 3000 canne; nella cassa di sinistra venne disposto l’ organo “Minore” con 24 registri e 1067 canne. L’ inaugurazione del nuovo complesso avvenne il 26 maggio 1888.
L’attuale complesso organario fu realizzato dalla casa Balbiani Vegezzi Bossi di Milano nel 1932, costituito da 58 registri sonori per 5460 canne. Il “Grand’Organo” è collocato nell’antica cassa di sinistra; gli organi “Positivo” e “Recitativo” (espressivi), sono nella cassa di destra. L’ organo “Eco” è situato nella sala “Carpano” sopra la sacrestia di sinistra. Nel 1934 veniva aggiunto un organo “Corale” (9 registri e 933 canne) sistemato al centro degli stalli del coro nell’abside maggiore e da qui trasferito, nel 1981, dietro all’altare del Crocifisso, nell’abside di sinistra. Il restauro che si conclude con l’ inaugurazione del 12 maggio 1998 è stato realizzato dalla casa organaria Mascioni, casa varesina di antica e gloriosa tradizione artistica, che aveva già operato nella cattedrale di Como nel 1928.
Gli ultimi interventi hanno ampliato il complesso con ulteriori 122 canne che corrispondono a due registri ad ancia: il “Cromorno” di 8’ nell’organo “Corale” e la “Chiarina” di 4’ nel “Grand’Organo”. Pertanto oggi gli strumenti del Duomo contano 69 registri sonori e 6515 canne.
Nel 2015 parallelamente ai lavori di pulitura del transetto di sinistra, l’organo “Corale” è stato revisionato. Grazie alla donazione di un’anonima benefattrice la consolle originale a tre tastiere (1932) è stata restaurata, rimessa in funzione e collocata nell’abside di sinistra mentre la “consolle” moderna a quattro tastiere (1986) è oggi posta in navata, in prossimità del pilastro che sostiene la balconata lignea del “Grand’Organo”.