È Dio che prende l’iniziativa di venirci incontro, nonostante l’epoca che viviamo sia davvero inquieta, eppure Egli vuole farsi vicino a ogni uomo. “il cuore aperto di Gesù ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere ogni requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia“, ci ricorda papa Francesco nella sua ultima enciclica “Dilexit nos”.
Qui sta la differenza tra il cristianesimo e le altre religioni. Non è primariamente l’uomo che cerca Dio, piuttosto è Lui che ci cerca, perché ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù “abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha per noi” (1Gv 4,16). Dio che per noi era lontano e incomprensibile, si è fatto uomo. Il Dio nascosto riceve un volto umano, riceve un nome, vuole essere uno di noi, si incontra con noi.
Gesù accoglie la nostra storia, la prende su di sé, la accetta, la ama e la redime, perché si può redimere solo ciò che si ama davvero. Così noi impariamo da Gesù a vivere in pienezza la nostra umanità. Dio non ci sollecita a vivere una vita angelica, ma semplicemente una vita profondamente umana e insieme divina, ci chiama a comportarci da veri uomini, tanto da rassomigliare a Lui, che ha vissuto in pienezza la sua umanità, dentro una personalità totalmente pacificata con Dio e con gli uomini.
Allora questa notte ripropongo come programma di vita tre vie lungo le quali incamminarci di nuovo.
Sono tre atteggiamenti di vita che nascono dalla contemplazione del presepio, che ogni famiglia cristiana può costruire in casa propria quale occasione per ritrovarsi insieme uniti e respirare la bellezza e la semplicità della scena evangelica.
Eccole queste tre vie: vicinanza, compassione, tenerezza.
Dio si fa vicino a ogni uomo perché anche noi impariamo a nostra volta a stare vicino agli altri, a non lasciarli vagare nel vuoto, dal momento che la solitudine è la malattia più frequente del nostro tempo. Costruiamo relazioni profonde e sincere, che donano fiducia e pace interiore.
Dio ha compassione per ogni uomo ferito. Pensiamo alle popolazioni oppresse dalla brutalità della guerra in tante parti del mondo, ma anche a tanti nostri fratelli e sorelle tentati dalla disperazione, anche nel nostro ambiente. Noi possiamo trasmettere loro nuova speranza con la bellezza dei gesti, espressione di generosità e di gratuità.
Lo stile di vita di Gesù conferma infine che la tenerezza è indispensabile per chi crede che un mondo diverso è possibile, con piccoli gesti compiuti con coraggio e semplicità. Sappiamo bene che è l’orgoglio ferito a impedirci spesso gesti di tenerezza, tanto necessari per riprendere di nuovo il cammino.
Vicinanza, compassione, tenerezza: è il programma che col suo Natale, Gesù propone a tutti noi, per una vita che vuole essere un segno del mondo nuovo, iniziato nella grotta di Betlemme. Da qui è davvero cambiato il corso della storia.
Oscar card. Cantoni